Giuseppe Maria Pilo, 1995

XLVI Biennale di Venezia 1995

La scultura, nella sua accezione “monumentale” destinata all’arredo e all’uso di spazi urbani, ha sempre implicato la duplice valenza e corrispondentemente assolto la duplice funzione di costituirsi in “forma” - e di integrare - anzi, bene spesso di determinare - lo spazio in cui viene immessa.
Direi che l’estetica plastica di Riziero Giunti e le conseguenti sue operazioni scultoree volte a installazioni ambientali su grande scala, esaltano tale duplice valenza e conseguono i correlati obbiettivi in misura esemplare. Grazie anche, certamente, all’apporto culturale e di gesto recato dall’insegnamento di Alberto Viani, la scultura di Giunti ha nella ricerca della forma  pura, compatta, assoluta, il suo paradigma ideativi e operativo; non contraddittoriamente, essa strettamente inserisce, quanto organicamente, al contesto architettonico e spaziale al quale è destinata; a ciò sollecitata dalla sua stessa matrice genetica che da motivi qualificanti del precedente arredo e dal suo rapporto con la sua dimensione urbanistica cui perviene, con un coinvolgimento diretto e mediato, quasi sempre si desume. Il processo inventivo e la realizzazione che ne consegue si pongono così come elementi intimamente interdipendenti di un sistema coerente e unitario.
In questo senso le esperienze per l’addietro condotte in contatto con le Primary Structures e Minimal Art, di cui si ravvisano tracce feconde, appaiono superate in un linguaggio - propriamente in un lessico e in una sintassi figurativi - che in qualche misura approssimano la ricerca e i risultati di Riziero Giunti a certi aspetti della Land Art, pertanto rivisitati e interpretati in una dimensione autonoma di producente, attiva partecipazione al dibattito odierno sui temi della forma e dello spazio, della forma e dell’ambiente urbano, in quanto da essa condizionato e in qualche parte determinato.

marco | Sunday 26 September 2010 at 3:21 pm