Luca Vianello, 2010

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Riziero Giunti si lega, sin dai suoi primi esordi, ad una poetica di puro impianto minimalista, grazie anche a le esperienze artistiche da lui compiute in Inghilterra, durante i primi anni sessanta, a diretto contatto con Anthony Caro e Philip King, i padri della New Generation inglese.

Queste sue ricerche, distanti però dalle esperienze riduzioniste di matrice italiana e spesso erroneamente, o forse più superficialmente identificate con il linguaggio della Land Art, lo portarono a rielaborare radicalmente il concetto che sta alla base del linguaggio minimale, eludendo quindi l’atteggiamento autoreferenziale insito nell’oggetto e caricando quest’ultimo del principio duchampiano del ready-made, estendendo questo principio poi anche al luogo deputato all’intervento.

Ciò che accade a questo punto appare evidente: Giunti ricalcando la presenza spaziale degli elementi architettonici o naturali siti nel luogo, trasforma le strutture da lui create in uno specchio del luogo stesso, il quale, in questo modo, va a recuperare coscienza del suo naturale ruolo storico-sociale, ora messo in evidenza da queste strutture divenute, a loro volta, una sorta di modero genius loci.

marco | Thursday 21 October 2010 at 10:44 pm